Coronavirus: è boom di reati informatici.
Dagli attacchi informatici più raffinati, come il phishing che simula pagine web realmente esistenti per attirare la vittima in trappola o i malware che dall’apertura di una semplice email attaccano e infettano un computer per rubare le password e i codici dell’utente, alle semplici catene di Sant’Antonio che corrono via Whatsapp ma infarcite di fake news o veri e propri appelli a trasgredire le regole. Senza dimenticare i tentativi di adescamento che bersagliano i minori.
Tutti i reati informatici che, in queste ore in cui moltissimi italiani sono confinati nelle proprie abitazioni, stanno registrando una netta impennata. E’ quanto emerge dalle analisi della Polizia Postale. “La presenza dei cittadini in rete, per lavoro, acquisti o comunicazioni, in queste ore è massiccia e chi compie questi reati si ritrova un enorme numero di potenziali vittime”, spiega Ivano Gabrielli, direttore del Centro Nazionale Anticrimine Informatico per la Protezione delle Infrastrutture Critiche.
“La stessa rete però offre anche gli strumenti per verificare le informazioni che riceviamo – aggiunge -. Basta fare una piccola attività di factchecking in proprio e, una volta verificata l’inattendibilità, interrompere la catena non rilanciando queste informazioni”.
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