Donne e tecnologia. Dalle rivoluzioni del passato alle sfide del futuro: l’innovazione è femmina
Nella giornata dedicata ad Ada Lovelace, il secondo martedì di ottobre, ricordiamo le pioniere e tifiamo per le nostre scienziate.
Se il mondo di internet pullula di articoli in cui si denuncia il bassissimo numero a ogni latitudine di studentesse e laureate in discipline STEM (acronimo per Science, Technology, Engineering and Mathematics, e cioè Scienza, Tecnologia, Ingegneria e Matematica), il mondo del lavoro dal canto suo infierisce raccontandoci di aziende in cui la tecnologia è roba da maschi.
E’ un dato di fatto: secondo uno studio presentato all’ultima edizione della London Tech Week, il festival della tecnologia e dell’innovazione, nel 2017 nel Regno Unito le donne occupavano soltanto il 12% dei ruoli nei settori della programmazione, dello sviluppo di software e delle telecomunicazioni.
Negli Stati Uniti, dove in genere si respira aria di avanguardia, le cose non vanno meglio. Se nel 1991 le donne occupate nell’informatica erano il 36%, nel 2016 sono scese al 25%.
Che ne è stato delle pioniere della scienza e dell’innovazione, che ci hanno regalato autentiche rivoluzioni tecnologiche e che oggi riposano dimenticate?
Ada Lovelace, per esempio, la figlia di Lord Byron che ella Londra dell’800 formulò il primo algoritmo inteso per essere elaborato esclusivamente da una macchina. Della prima programmatrice della storia rimangono una giornata a lei dedicata, il secondo martedì di ottobre, un manuale e una competizione di informatica riservata alle ragazze.
Poi c’è Edith Clarke, americana, la prima donna ingegnere, ideatrice di una calcolatrice in grado di lavorare 10 volte più velocemente di prima. E ancora Radia Perlman, che sviluppo il protocollo STP, senza cui non avremmo l’internet che conosciamo oggi.
Hedi Lamarre non era solo una delle attrici più belle e apprezzate di Hollywood, ma era anche colei che durante la II Guerra Mondiale ideò un sistema per guidare i siluri a distanza. Lo stesso utilizzato oggi nelle reti wireless. Grace Hopper, informatica e militare, contribuì alla costruzione di uno dei primi computer digitali destinati al commercio. Ringraziamola per i nostri laptop.
Non di sola informatica si è occupata la donna. Sapete chi ha inventato il tergicristalli? Mary Anderson, viticoltrice statunitense, 1904. E il Monopoly? Mrs. Elizabeth Magie, americana anche lei. E potremmo continuare all’infinito.
Se il passato ci offre esempi straordinari di donne che hanno sfidato – e vinto – le convenzioni, il presente non può stare a guardare. E spiragli di positività ci dicono che forse si sta preparando una nuova era. Si è appena concluso l’EY Capri Digital Summit, l’evento dedicato all’innovazione e all’economia digitale. Protagoniste dell’evento sei donne, sei CEO di importanti realtà economiche internazionali: Elisabetta Ripa (Open Fiber), Silvia Candiani (Microsoft), Mariangela Marseglia (Amazon), Mirella Cerutti (Sas), Luisa Arienti (Sap) e Lorena Dellagiovanna (Hitachi). La dimostrazione, forse, di un cambiamento in atto, accentuata anche dalla folta presenza di pubblico femminile alla convention.
Ma il gender gap non è ancora colmato, anzi. Formazione e inclusione sono ancora un tema caldo, da affrontare con iniziative specifiche, come il portale www.100esperte.it, la prima banca dati online in cui trovare i nomi e i curricula delle donne italiane attive in campo scientifico, tecnologico, ingegneristico e matematico.
Buon lavoro, ragazze!