Tecnologia e sostenibilità. Stare bene per fare bene

4 Settembre 2018

Tecnologia, innovazione, digitalizzazione. Il pane quotidiano per le aziende impegnate nel settore dell’ICT. Ma c’è un altro termine che nessuna forma di business e nessuna strategia aziendale può più ignorare, ed è sostenibilità. Lo sviluppo – di un’idea, di un progetto professionale, di un gruppo di lavoro – parte oggi dalla capacità di ripensarsi come parte di un sistema dotato di tutti i requisiti per funzionare, e bene, da solo.

Sostenibilità oggi non significa soltanto attenzione alle tematiche ambientali. Certo, le tendenze green hanno dato il loro contributo ad una crescente percezione del mondo come di un ambiente da tutelare, e nel quale convivere in pieno rispetto della natura e delle persone. Da qui parte però un sentimento globale, che investe il mondo del lavoro in primis.

Poteva il settore delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione restare indietro?

La digitalizzazione di ogni aspetto aziendale apre scenari fino a poco tempo fa inimmaginabili. Dall’impiego di apparecchi a impatto zero alla ricerca di risorse più efficienti e funzionali, ogni attività è orientata alla promozione della sostenibilità e dell’utilizzo consapevole di ogni strumento.

In Italia lo smart working è realtà per il 56% dei lavoratori. L’80% di questi ha dichiarato che lavorando in remoto è aumentata l’efficienza produttiva.

Con le tecnologie digitali si presenta un ventaglio di possibilità orientate a rendere il mercato più agile, flessibile, e quindi più moderno. Prendiamo lo smart working: svolgere parte del proprio lavoro a casa significa, tra le altre cose, utilizzare meno mezzi di trasporto per recarsi in ufficio e quindi ridurre i consumi. Ma significa anche gestire in maniera proficua il proprio tempo, evitare sprechi, in definitiva guadagnare in salute e qualità della vita. Scusate se è poco. Del resto, i paesi del Nord Europa lo hanno capito da tempo e hanno adottato questo modello positivo di lavoro nelle loro aziende, statali e private, dotandosi di piattaforme nate per gestire il lavoro a distanza.

Pensiamo anche all’Unified Communication & Social Collaboration e ai centralini virtuali: quante ridondanze possiamo evitare in ufficio se adottiamo sistemi di comunicazione e collaborazione in cui lo scambio di informazioni è ben organizzato, gestito e indirizzato? Sono finiti i tempi dei fax interminabili, delle circolari cartacee, delle firme e controfirme, delle riunioni fiume: il lavoro diventa un processo smart in cui ogni passaggio è utile e niente è superfluo.

 

Tanti sono gli esempi che potremmo fare per raccontare la portata rivoluzionaria del binomio tecnologia/sostenibilità: l’Intelligenza Artificiale, l’Internet of Things, la Realtà Aumentata, il Deep Learning (l’apprendimento automatico), il riconoscimento digitale delle immagini, tutte le architetture in cloud … Alcuni sono in fase di sperimentazione, mentre altri sono già realtà. L’impatto del digitale sul mondo fisico può essere dirompente e investire settori come l’agricoltura, l’edilizia, i trasporti, l’istruzione, la medicina e la scienza, raggiungendo aree del mondo in cui una tecnologia più vetusta non arriverebbe.

Oggi si parla di design thinking per definire un metodo manageriale in grado di aumentare la capacità di organizzazioni e aziende di prendere decisioni efficaci e redditizie, creando condivisione e benessere per tutti.

Forse benessere è la parola giusta da affiancare a sostenibilità. Un sistema in grado di funzionare, e bene, da solo, dunque non può prescindere dalla ricerca del benessere per chi ne fa parte. Stare bene vuol dire fare le cose bene e aggiungere così un tassello al grande progetto di sviluppo collettivo che è la nostra contemporaneità.[/md_text][/vc_column][/vc_row]